Il Natale è alle porte e il professor Luigi Berzano, sociologo di fama internazionale, ci regala una riflessione originale ma profonda sulla figura di Gesù, visto attraverso la ricerca storica ma anche attraverso l’esperienza cristiana della grande comunità digitale che, negli ultimi anni, ha seguito il pensiero di Berzano. Il testo intende riprendere la memoria del messaggio evangelico e trasferirlo nella vita quotidiana.

Il libro si intitola “Un altro Gesù”(Elledici Editore, costo 14 euro) e verrà distribuito sul sagrato della chiesa di Valleandona domenica prossima al prezzo di euro 10 in confezione regalo.

Perché un titolo in parte così provocatorio come “Un altro Gesù”?

Perché presenta la figura di Gesù prima del Cristianesimo. Questo libro, e la ricerca che l’ha preceduto, ricostruisce la figura del giovane rabbi della Galilea, il suo messaggio, l’ambiente in cui tutto è avvenuto, prima del Cristianesimo, prima di Paolo di Tarso, prima dei Concili che hanno poi “organizzato” tutto quello che noi pensiamo quando diciamo Chiese cattolica, protestante, ortodossa. L’interesse è per il Gesù prima della teologia, prima dei catechismi, prima dei nostri stili di vita cristiani. Il libro ripercorre l’esistenza di quel giovane rabbi che tutti chiamavano Jèshua, rivelando l’humus culturale in cui si era formato, riscrivendo quale tipo di rapporti lo legava al suo ambiente, alla sua religione ebrea, alla famiglia, ai discepoli.

Ma una simile ricerca su che cosa può basarsi?

Certo sui Vangeli, sui testi “apocrifi”, sui papiri scoperti in questi ultimi decenni, sul Talmud, ma anche sulla nostra immaginazione. Così è stato per questo libro. Ma, in alcune parti, si è fatto riferimento anche alle prime forme di comunità cristiane, quale quella descritta nella Lettera a Diogneto e quella dei martiri di Abitine. E infine tutto il libro si svolge sul filo dell’esperienza dell’essere cristiani oggi, dopo due millenni da quando tutto è iniziato. Si intrecciano quindi nel libro due posizioni: quella della ricerca storica, razionale e quella della esperienza vissuta mia e della comunità digitale che ha condiviso lo sviluppo del libro.

Leggendo il libro un’altra curiosità che sporge è il sapere come è nato?

É un libro che, in parte, è già stato pubblicato negli ultimi due anni con un pensiero ogni venerdì inviato a una comunità digitale di un migliaio di appartenenti che si è unita alla piccola parrocchia cattolica di cento abitanti in Valleandona. É nato quindi da esigenze personali di cristiani per non perdere il fascino del messaggio evangelico e del maestro che lo ha annunciato.

Il lettore, pagina dopo pagina, scopre che la chiave per capirlo è la bellezza; bellezza del messaggio evangelico, bellezza del modo di parlare di Gesù, bellezza del suo stile di vita, bellezza anche del paesaggio della macchia mediterranea in cui tutto avvenne.

Sì. Questo è voluto, poiché senza questa dimensione di poesia e di fascino è difficile capire e scegliere. Ciò che ci appasiona e si ama è solo ciò che è bello. Vale anche per le religioni. Il poeta Novalis diceva che solo i poeti possono parlare dell’amore, o almeno solo loro ne custodiscono il segreto. Vale anche per i messaggi e le esperienze religiose. Essere cristiani presuppone che ci sia stato un incantamento iniziale e che poi, dopo la promessa, si mantenga la scelta. Senza questo incantamento iniziale, che dovrebbe avvenire nell’infanzia con i primi sacramenti, è difficile la durata successiva. L’ideale sarebbe che la scelta iniziale si trasformasse in destino. Oggi, nelle comunità cristiane, invece i dati indicano che cresce l’abbandono di grande parte dei battezzati e di chi ha partecipato da ragazzo ai sacramenti.

Quanto lei dice richiama quanto si dice anche dell’amore e del matrimonio. Quindi anche le fede, come l’amore, o è sempre innamoramento e dura o si spegne. Quale la soluzione?

È necessario trasformare il caso in destino. È un caso che io sia cristiano. Se fossi nato in India sarei induista. Sono nato in Italia e ho incontrato Gesù e il messaggio evangelico. Questo può diventare il mio destino.  Questo è il miracolo della durata delle cose e anche della durata del rimanere cristiano con gusto e convinzione. Che cosa favorisce questo miracolo della durata nella vita cristiana? Il fattore più convincente è il mantenere sempre nuovo l’oggetto della nostra scelta e promessa: cioè il messaggio evangelico e il giovane rabbi della Galilea che lo ha annunciato. È questo che deve rimanere sempre nuovo e da scoprire, nonostante che sia sempre lo stesso. Si direbbe che un cristiano deve far diventare Gesù come il libro letto e riletto, ma sempre nuovo. Per essere cosi deve rimanere sempre un pò segreto, diverso, e quindi da scoprire.

Lei scrive che, nella sterminata letteratura sulla figura di Gesù ci fu già nell’Ottocento lo storico Renan che scrisse una vita di Gesù – subito condannata – dove questo fascino per il maestro era già presente.

Renan fu un biografo laico innamorato del disegno umano e sociale del suo eroe  tenne conto solo della sua utopia terrena, sottovalutò la dimensione divina della vicenda umana di Gesù, la sua forza di fare miracoli, la sua resurrezione.

A tale proposito oggi l’immensa letteratura su Gesù viene divisa dagli studiosi in tre tipi e periodi di ricerca (quest): First Quest (1778-1906): Gesù, una grande personalità solo spirituale. New Quest (1950-1980): Gesù all’alba del Regno; Third Quest (a partire dal 1980): Gesù, l’ebreo. Questo libro Un altro Gesù. Il tempo e le parole di un uomo si pone all’interno della Third Quest (terza ricerca), beneficiando delle recenti scoperte archeologiche, della maggiore conoscenza della lingua aramaica e del contesto culturale della Palestina del I secolo e di una visione variegata dei giudaismi al tempo di Gesù, nonché di nuove intuizioni offerte dall’analisi sociale e dalla teoria letteraria moderna.

Quale il seguito di questo libro e della inedita ed estesa comunità digitale che è nata attorno alla piccola parrocchia di Valleandona?

Stiamo riflettendo. Sicuramente il legame le tante centinaia di persone sparse qua e là rimarrà, poiché tutto è nato proprio dal significato di religione (relegere, rileggere); non smettere mai di rileggere i testi che riguardano Gesù, camminando lungo i mille e uno sentieri che tessono la rete globale delle nostre vite, delle nostre azioni, dei nostri pensieri, delle nostre culture. A molti i dubbi sulla religione diventano dolorosi. Diceva uno degli amici. «Mi manca la religione della mia adolescenza. Resto inconsolabile di averla persa». Per questo tutti si propongono di rileggerla per scoprire se possono non solo pensarla, ma “crederci”. E, ripercorrendo i Vangeli, cercano di restituire al Cristianesimo i tesori che rallegrarono la loro giovinezza.

Massimo Allario