C’è anche la suggestiva langa astigiana di Olmo Gentile, il comune più piccolo della provincia di Asti, tra gli otto itinerari che si snodano tra Piemonte, Val d’Aosta, Ligura e Lombardia, tra città perdute tra terre alte o boschi profondi. Villaggi sommersi da montagne di neve o di acqua, valli laterali percorse da ribelli, santi, eretici. Paesi dei balocchi diventati incubi. Il Norditalia è ricco di borghi abbandonati o in via di abbandono, per le ragioni e nei contesti più disparati. Marco Magnone ne ha visitati alcuni, i più affascinanti, raccontandoli in questi diari di viaggio e raccogliendoli nel libro  “Off. In viaggio nelle città fantasma del Nordovest”, bel volume di Espress edizioni con le illustrazioni curate da Riccardo Cecchetti e una colonna sonora dedicata de I Fasti allegata al libro. Oltre ad Olmo Gentile (“Viaggiarci dentro è come tornare a casa”), Magnone propone itinerari a Rivarossa in val Borbera (“Un prato, che presto tornerà lago”), alla partigiana Paraloup (“E tutto riparte, in un primo solo che allatta le terre alte”), alla valdese Massello (“Domattina ancora risplenderà la luce, sopra le tenebre”), alla stazione sciistica fantasma di Pian Gelassa in Val Susa (“L’inverno è ancora lungo e l’albergo senza custode”), nei villaggi sommersi dalla diga della Valgrisenche (“Forse anche noi incontreremo delle balene”), a Consonno, paese abbandonato nel cuore della Brianza (“E’ solo un sogno”) e a Carrega Ligure con le sue sorprese lungo la vecchia Via del Sale (“Sui prati dove sono passati i Mongoli e dove ora si incrociano nuvole e sciamani”). Ogni capitolo è corredato da un ricco apparato di approfondimento sul territorio (di Elena Pede), pratiche mappe e uno speciale erbario (di Stefano Olivari) che associa una pianta a ciascun ambiente, sottolineando così le dinamiche ecologiche della flora spontanea, che si riappropria delle aree abbandonate dall’uomo. La pianta di Olmo Gentile? Neanche a dirlo, l’Ulmus Minor, “elemento tipico del paesaggio agrario preindustriale, spesso tenuto in filari ai margini dei campi e maritato alla vite. Le fronde venivano tagliate in estate e usate come foraggio. A partire dagli anni Trenta l’olmo è stato decimato dalla grafiosi, un fungo di origine asiatica che si annida negli esemplari adulti. Oggi, spariti tutti gli olmi di grandi dimensioni, sono presenti solo piante piuttosto giovani”. Marianna Natale Marco Magnone è socio del laboratorio Pangramma e docente del master in Progettazione editoriale alo IED di Torino. Nel 2011 è stato coautore de L’altra Torino. 24 centri fuori dal centro (Espress Edizioni) e ha collaborato con Wu Ming I al progetto transmediale di arte per lo spazio pubblico I Muri di Mirafiori. Scrive per la rivista «Turin» e il blog «Magnetofono»