Lunedì 15 luglio si è svolta la prima riunione del nuovo consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. 

Mauro Arione, Alberto Bianchino, Ivana Bologna, Pierluigi Chiarle, Marco Devecchi, Sergio Ebarnabo, Germana Ferrero, Marcello Follis, Francesco Lepore, Filippo Mobrici, Piercarlo Molinaris, Carmelina Petrizzi, Maurizio Saracco, Roberto Scaltrito, Fabrizio Spagarino sono i 15 consiglieri neoeletti che hanno confermato, per il secondo mandato consecutivo Mario Sacco alla presidenza dell’ente e Sergio Ebarnabo alla vicepresidenza. Unico assente, Filippo Mobrici, i restanti hanno votato in 10 per Sacco ed in quattro per Maria Teresa Armosino, anche lei assente alla riunione, candidata, a sorpresa e dell’ultimissima ora, sostenuta dall’Unione Industriali. 

Che ne pensa della candidatura della Armosino, presidente Sacco?

“Non lo so. Non ho capito la sua discesa in campo. Mi spiace che si sia prestata a un gioco che aveva poco di istituzionale e molto di personale”.

Si riferisce forse alle voci di dissenso cittadine per il presunto asse Sacco-Rasero? Ma esiste davvero questo asse?

“Sinceramente non so se definire una leale collaborazione come un asse. E’ il sindaco di Asti e non vedo perché non dovrebbe esistere una collaborazione tra di noi. Con Rasero poi mi trovo bene: abbiamo sintonia e comunione d’intenti. Se qualcuno vuole definire “asse” il nostro rapporto, sappia che lo stesso asse si è costituito con tanti altri soggetti. Primo fra tutti il consiglio d’indirizzo con cui collaboro benissimo. Oppure Mariangela Cotto, che ha splendide idee e iniziative incredibili come la Banca del Dono. E, perché no, con le centinaia di associazioni o cittadini con cui cofinanziamo progetti. Cofinanziamo, badi bene, perché non buttiamo soldi ma investiamo dove, chi presenta l’idea e per primo dimostra di crederci, investendo lui stesso”.

Tante assi quindi. Materiale da costruzione per costruire cosa, visto che la Fondazione subisce le critiche di chi non ne vede un progetto o una strategia precisa e vi accusa di contributi a pioggia?

“Vede, le Fondazioni per legge devono individuare dei settori ben precisi in cui investire e scelgono e perseguono una strategia molto ben definita. Anche la nostra è ben chiara. Parte dalla Fondazione Asti Musei che proseguirà l’attività di valorizzazione dei beni culturali della città di Asti come Palazzo Mazzetti, la Casa ed il Museo Alfieriano, la Torre Troiana, la Domus Romana, la Cripta di Sant’Anastasio e il Complesso di San Pietro. Vorremmo aprire anche a collaborazioni con la Fondazione Alfieri, con il Michelerio o con il Museo Paleontologico. Fiore all’occhiello di questa linea sono state senz’altro le grandi mostre, “Chagall: colore e magia”, e “Monet e gli impressionisti in Normandia” che hanno attratto ad Asti decine di migliaia di turisti con una ricaduta economica forte su tutto il territorio. Un’iniziativa che si colloca nell’ambito del progetto, da noi sostenuto, della nuova Atl Langhe Monferrato Roero. Inoltre, non dimentichiamo che la fondazione detiene oltre il 70% delle quote consortili di Astiss., il Polo Universitario Astigiano, altro obbiettivo strategico. Vogliamo che diventi un eccellenza con lauree di specializzazioni in enomeccanica o meccatronica, laboratori, con incubatori di imprese, con una nuova palestra nel palafreezer per supportare la facoltà di Scienze Motorie ed anche mettendo la terza s, quella di specializzato, all’attuale corso di Oss (operatore socio sanitario) di cui si avverte sempre più la necessità, emersa dall’emergenza covid19. Nel settore istruzione e scuole partecipiamo a borse di studio e finanziamo progetti di digitalizzazione delle biblioteche scolastiche, temi importante in questi giorni di DAD, come abbiamo fatto per l’Alfieri, il Giobert o il Monti: le cosiddette biblioteche 3.0. Anche il settore sanità, pesantemente colpito, ha beneficiato del nostro intervento, con l’acquisto di una nuova Tac. Come può ben vedere, la nostra è una strategia ben chiara: formazione dei giovani, mantenimento delle reti locali cioè il terzo settore e, quindi, cultura come volano economico. Senza dimenticare le emergenze, la salute e le nostre eccellenze enogastronomiche”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 19 giugno 2020.

Paolo Viarengo