Il 21 ottobre 2018 era una domenica quando in una Cattedrale gremita si era tenuta la cerimonia di ordinazione episcopale e di insediamento del nuovo vescovo. Don Marco Prastaro da presbitero era diventato così vescovo della Diocesi di Asti prendendo il posto di monsignor Francesco Ravinale.
Oggi a distanza di un anno, il vescovo Marco, traccia un bilancio di questo periodo fatto di ascolto e incontri.
“In questo primo anno ho scoperto un aspetto del mestiere di vescovo su cui non avevo mai riflettuto: quello dell’ascolto – spiega il monsignore -. Ho capito che si tratta di un aspetto fondamentale affiancato poi dall’incontro con le varie realtà diocesane. In questo mio primo anno da vescovo ho girato molto, ho incontrato tutti i preti in servizio pastorale, quelli anziani invece li sto ancora visitando. Ho avuto modo di incontrare molte realtà sociali e istituzionali, cercando soprattutto di fare visita a quasi tutte le parrocchie”.

Cosa ha capito in quest’anno?
La fotografia che ho scattato tratteggia una storia gloriosa ma con un futuro molto incerto. Ho visto cioè un territorio, quello della nostra provincia, che ha grande vivacità di contro a una popolazione sempre più anziana. Si fa molta fatica a guardare avanti, in prospettiva, e credo che questa sia una problematica da affrontare.
Anche noi come Chiesa dobbiamo tenere conto di questo fatto: i fedeli sono sempre più anziani così come i parroci. In Diocesi la metà dei nostri preti ha più di 70 anni, anche se si tratta di sacerdoti che sono ancora molto attivi, pensano, lavorano e soprattutto stanno in mezzo alla gente.

Che futuro quindi per la nostra Chiesa?
La sfida è quella di trovare un modo più adeguato al tempo per annunciare la Parola, la fraternità e la Liturgia.
Quello che fino a ieri ha funzionato oggi non lo fa più; la realtà è cambiata, non ci può più essere un unico parroco al centro di ogni singola parrocchia, così come non possono più esistere messe domenicali in ogni chiesa. Il nostro obiettivo è quello di trovare una soluzione a questo e insieme ci stiamo interrogando, ma vedo delle potenzialità.

In questo senso è già in corso una riorganizzazione della Diocesi.
Parlerei più di un riassetto già stabilito prima del mio arrivo. L’avvicendamento dei parroci in numerose realtà della Diocesi è stato necessario, dettato dalle esigenze. Parlo di calo di fedeli ma anche del clero. Questo ha portato a pensare a un riassetto. Era necessario ripensare alla distribuzione della parrocchie come sarà necessario ripensare anche alle celebrazioni delle messe. E’ opportuno che i fedeli si muovano, non possiamo più permetterci funzioni con una manciata di persone e abbiamo bisogno che i parroci si facciano carico di più parrocchie. Si tratta di un’idea frutto di un lungo cammino, una strada già intrapresa sulla quale mi sto inserendo.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 ottobre 2019.