“Quattro sono i tre Re Magi” andava ripetendo tanti anni fa, nelle notti lunghe di dicembre Cesare Grimaldi, sarto a Cossano Belbo, al suo bambino che in bottega con lui apprendeva l’arte di tagliare e cucire gli abiti.

Con l’impudenza dell’infanzia, il bambino liquidava la cantilena del padre: “I tre Re Magi sono per forza tre! Sei proprio matto, papà”.

Quel bambino era Piercarlo Grimaldi. La curiosità e il rinnovato interesse della sua lunga esperienza da antropologo gli hanno permesso di tornare adesso a riflettere sulla frase del padre. Sabato 11 dicembre, alle 16, sarà presente a Grana nel Salone della Pro Loco all’incontro “Quattro sono i tre Re Magi” (Francesco Visconti e J’Arliquato di Castiglione d’Asti), incontro con musica e racconti alla riscoperta del Quarto Re Magio organizzata dall’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano nell’ambito delle iniziative di Oro Incenso Mirra – Presepi nel Monferrato.

A Grimaldi abbiamo chiesto di raccontarci questa storia.

Da mio padre non ho imparato solo a cucire gli abiti, ma anche a cucire il tempo e le parole. Quarant’anni dopo ho capito che sui Re Magi aveva ragione lui, e quella che ripeteva era una formula della tradizione orale. Intendiamoci, sul quarto re magio c’è una letteratura sterminata, ma mio padre aveva studiato fino alla terza elementare, quindi quello a cui si riferiva era sicuramente un racconto trasmesso per via orale attraverso le generazioni. Secondo lui, il quarto magio arrivava dal ghiaccio e dal freddo, dalle terre del nord. A un certo punto del suo viaggio aveva perso la stella cometa e dopo mille disavventure era giunto al cospetto di Gesù che non era più un bambino appena nato ma un uomo adulto che moriva sulla croce”.

Ci sono affinità con la tradizione piemontese di Gelindo?

“Mi trovai a condividere la suggestione su questa memoria con Luciano Nattino, grande amante della tradizione del presepe e autore di una poetica versione letteraria di questa misteriosa e affascinante figura, durante la sua malattia. Mi rispose con gli occhi che anche lui conosceva questo racconto. E oltre a Gelindo aveva scritto di un quarto Re Magio che chiamava Artabàn. Io tento di avvicinarli: Gelindo va e viene e sembra non arrivare mai alla culla del Bambin Gesù. Sembra vicino al modello di questo Magio che perde la stella e in un percorso travagliatissimo, anziché arrivare per la nascita si palesa per la morte. I doni che si era portato, durante il percorso vengono divisi tra poveri, ammalati, bisognosi incontrati lungo la strada. Per questo giunge a mani vuote, spoglio di fronte alla morte. Una storia di una bellezza e di una mitologia straordinaria”.

Cosa dobbiamo imparare?

“L’importanza dell’intensità della ricerca, anche quando ci sembra di aver perso l’orientamento, anche quando si rischia di arrivare trentatré anni dopo”.

Dunque chi è e da dove viene il Quarto Re Magio? Perché non è giunto a Betlemme insieme agli altri? Quali doni portava con sé? Tutto questo sarà svelato al pubblico sabato pomeriggio. L’intento dell’iniziativa è quello di consegnare alla memoria delle nuove generazioni la tradizione del Quarto Re Magio, seguirne le tracce sempre più flebili, alla ricerca di testimoni che ricordino parti o versioni dell’antico racconto.  A tal fine, in questi giorni la storia del Quarto Re Magio viene anche raccontata nelle scuole: gli studenti vengono invitati a immaginare e rappresentare il Quarto Re Magio con disegni, sculture, scritti, elaborati di ogni tipo che possano arricchire e innovare la tradizione che cominciava così, come una formula magica: “Quattro sono i Tre Re Magi…”. Gli elaborati saranno raccolti in una pubblicazione.

Info: www.presepinelmonferrato.it