In questo periodo nella nostra città, oltre ai problemi legati al covid, si parla molto di piano del traffico dopo le recenti modifiche alla viabilità in centro, cercando di decongestionarlo per renderlo più vivibile e meno inquinato. Altro argomento molto caldo e strettamente legato al precedente è quello della mobilità sostenibile e delle tante problematiche connesse. Abbiamo occasione di parlarne diffusamente con Renzo Remotti, ex direttore dell’Archivio di Stato e attualmente vice prefetto ad Asti, che data la sua disabilità motoria deve spostarsi in carrozzina.

Cosa ne pensa della mobilità in Asti per i disabili?

“Io posso parlare per la mia esperienza. La disabilità è un mondo molto variegato e i problemi molto diversi. In generale con una carrozzina elettrica riesco a spostarmi relativamente bene per tutta la città. Certamente è più semplice muoversi nelle parti cittadine più recenti, in quanto si è stati più attenti alle barriere architettoniche. Asti, come del resto tutta l’Italia, è una città straordinaria per il patrimonio storico-artistico, ma talvolta in un’ottica giusta di preservazione si dimenticano altre esigenze. L’arte è un’esperienza meravigliosa, perciò deve essere accessibile a tutti. Trovare un giusto equilibrio tra conservazione e fruibilità è una sfida che, se affrontata, aprirebbe anche ai disabili spazi che oggi sono necessariamente esclusi dai percorsi di coloro che si muovono su carrozzina”. 

Che cosa ne pensa delle ultime iniziative in merito?

“In questi ultimi tempi si è poi parlato molto di ampliare le piste ciclabili e le aree verdi. Sogno città verdi, organizzate e accessibili, perciò evidente che mi faccia piacere che questi aspetti ricevano tanta attenzione. Bisogna evitare che tutto ciò diventi, però, una semplice moda. E’ necessario predisporre una pianificazione coerente del territorio, seguire una visione nuova ed avere la pazienza di realizzarla nei giusti tempi. Una pista ciclabile è sempre un servizio importante per tutti, non solo per chi si muove su carrozzina. Eppure se quest’opera non è inserita all’interno di un’organizzazione cittadina ben pensata, in armonia con le vie dedicate agli autoveicoli, alle attività commerciali, di svago, residenziali e lavorative rischia di morire prima di nascere. Soprattutto si fa un pessimo servizio all’ambiente, in quanto facile sarà per l’opinione pubblica ritenere che il rispetto dell’ambiente sia incompatibile con l’economia e la produttività. In ogni caso la mobilità attenta alla sostenibilità ambientale è ormai inevitabile. Non dobbiamo mai dimenticare che noi viviamo nell’ambiente e grazie ai servizi che l’ambiente ci dona, come l’aria, l’acqua e il cibo. Come sarebbe il mondo senza queste ricchezze?”

Si parla di mobilità sostenibile, cosa ne pensa lei che si sposta in carrozzina?

“Il concetto di sostenibilità è entrato a far parte della scienza e del nostro quotidiano molto lentamente. Quando nel 1972 venne pubblicato il rapporto sui limiti dello sviluppo dal Club di Roma, un’associazione non governativa formata da scienziati, imprenditori e Capi di Stato, predisse che la crescita economica non potesse essere illimitata, non venne subito accolto con entusiasmo.  Da allora, tuttavia, il concetto di sostenibilità iniziò a far parte di Convenzioni internazionali e azioni politiche, ma il cammino per convincerci che dobbiamo prenderci cura dell’ambiente in cui viviamo è ancora lungo. Quando i miei studenti della facoltà di architettura del Politecnico di Torino, ove ottenni per diversi anni un incarico di diritto internazionale, mi chiedevano cosa dovessero intendere per sostenibilità, citavo loro il primo principio della Dichiarazione di Stoccolma sull’ambiente umano firmata nel 1972. Esso sancisce: “L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’eguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere, ed è altamente responsabile della protezione e del miglioramento dell’ambiente davanti alle generazioni future. […]” Questa è la sostenibilità: il diritto di vivere in un ambiente sociale e naturale che ci permetta di esprimerci, crescere, trovare benessere senza impedire che coloro che verranno dopo di noi trovino lo stesso ambiente e le medesime possibilità. Perciò mobilità sostenibile è essenzialmente un modo di organizzare le nostre città tale da non escludere nessuno dalla fruizione dei servizi offerti senza deteriorare l’ambiente. Avere la possibilità di fare una tranquilla passeggiata per tutta la città, seppur muovendosi in carrozzina”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 agosto 2020

Massimo Allario