Il commento al Vangelo di domenica 11 maggio (Gv 10,27- 30) a cura di Filippo Cerchio

In questo brano di Vangelo, Gesù ci parla con parole piene di dolcezza e forza, rivelando un legame profondo con coloro che credono in Lui. Le sue “pecore” sono i discepoli, coloro che ascoltano la sua voce e lo seguono. È l’immagine di una relazione di fiducia, di amore e di cura: il pastore conosce ogni singola pecora, le guida, le protegge e si prende cura di loro. Allo stesso modo, Gesù conosce ciascuno di noi, ci conosce non solo nelle apparenze, ma nella nostra essenza più profonda. Non siamo mai solamente dei numeri o dei volti anonimi per Lui, ma persone uniche, amate in maniera unica. A chi si affida a Lui, Gesù fa una promessa straordinaria: dona la vita eterna. Non una vita qualsiasi, ma una vita che ha un valore eterno, piena di pace, di amore e di gioia, un dono che non finisce mai nella comunione con Lui. Questa promessa è ancora più grande: nessuno, mai, potrà sottrarci a Gesù. Nessuna difficoltà, sofferenza o errore sarà mai abbastanza da separarci dal suo amore. Questo amore non è nostro merito, ma nasce dal Padre, che è più grande di ogni cosa e di ogni forza. Quando Gesù dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola”, ci rivela che in Lui possiamo vedere il volto di Dio, un Dio che non è lontano, ma che si fa vicino, che ci ama con un amore totale, che non ci abbandona mai. Siamo chiamati a vivere sempre con fiducia, con speranza e senza paura. Anche quando il cammino si fa arduo e le sfide sembrano impossibili da superare, possiamo essere certi che siamo sempre nelle mani di chi ci ama, ci protegge e ci guida. Siamo custoditi da un amore che non ci abbandona mai, e grazie a questo amore, la nostra vita è al sicuro. Proviamo a diventare anche noi sempre più ad immagine di Gesù, a prenderci cura gli uni degli altri e quando ci è chiesto fare da guida ai fratelli e alle sorelle che si affidano a noi.