Il commento al Vangelo di domenica 6 luglio (Lc 10,1-12.17-20) a cura di Giacomo Andina

È bello Vedere come la liturgia ci proponga, di domenica in domenica, diversi tratti del volto di Dio. In questa domenica mi colpisce particolarmente come il Signore inviti i suoi discepoli ad andare ad annunciare il Vangelo senza “fermarsi a salutare nessuno lungo la strada”. È significativo perché mi rimanda a quell’urgenza sana di annunciare il Vangelo, è una parola così viva che non può tardare. Inoltre, mi rassicura vedere la custodia che il Padre ha verso di noi, non manda nessuno da solo, ma li manda a due a due. Nessuno basta a sé stesso, nessuno si salva da solo, la Parola è vera nella misura in cui è condivisa, ed è proprio nella comunione tra 2 persone che il Signore si fa presente: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”(Mt-18:20). In seconda battuta il Vangelo ci parla dei frutti che porta questo annuncio: in primis la pace, segno per eccellenza della presenza di Dio; secondo è la presenza e la cura per i malati, ecco che ancora una volta esce fuori la dolcezza che il Signore ha nei nostri confronti. L’invito a camminare spediti per non tardare lascia spazio, nel momento dell’incontro con l’altro, allo stare, al fermarsi e guardare chi ho di fronte, dedicandogli tempo prezioso. L’ultimo tratto che mi interroga di questo brano è quello più duro; è sempre difficile pensare ad un Dio che maledice, credo peròche sia utile per metterci in guardia, perché possiamo davvero imparare a riconoscere nelle tante parole delle nostre giornate la Parola che ci salva.