Affascinati dai misteri del Ghetto, cinquanta astigiani hanno preso parte, sabato sera, alla passeggiata notturna che la rassegna “I mesi del giallo” ha affidato a Nicoletta Fasano, ricercatrice dell’Israt. Data l’alta richiesta di partecipazione, il numero degli ammessi è stato innalzato da 35 a 50, soglia massima per poter accedere alla Sinagoga di via Ottolenghi, dove la passeggiata si è conclusa dopo aver toccato via Aliberti e piazza Catena.
Per far fronte all’alta richiesta di partecipazione (in lista d’attesa oltre 40 astigiani), l’Associazione Comunica e l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea hanno deciso di riproporre la passeggiata nel 2010, la sera del 24 aprile, vigilia della ricorrenza della Liberazione.
La camminata si è snodata lungo due misteri posti da Nicoletta Fasano all’ingresso della Contrada degli israeliti di via Aliberti: la comunità ebrea astigiana ha una storia antica ed era molto radicata nel tessuto sociale cittadino: perché, allora, esistono pochissimi documenti che ne attestano la vita e la presenza? Nell’Astigiano, nel 1941, furono internati 400 ebrei stranieri, prigionieri dell’esercito italiano in Yugoslavia: perché questa comunità, grande nei numeri, non ha lasciato testimonianza di sé? Perché la storia di questi uomini e donne, che vissero in una trentina di paesi dell’Astigiano, è totalmente caduta nel silenzio?
Di tutt’altro tenore la conversazione, ieri mattina a Montiglio Monferrato nell’ambito della fiera regionale organizzata dal Comune, con la scrittrice ligure Cristina Rava arrivata a presentare il libro “Tre trifole per Rabaudengo. Un’indagine ad Alassio” (Fratelli Frilli Editori). Sollecitata dalla domande della giornalista Betty Martinelli, l’autrice della serie gialla che ha per protagonista il commissario piemontese Bartolomeo Rebaudengo, ha risposto ricorrendo spesso all’ironia, senza rinunciare ad affrontare temi impegnativi come la pedofilia (al centro di un suo romanzo) o il rapporto tra le donne e la morte.