Martedì è uscito in tutte le librerie il nuovo, attesissimo romanzo “Digressione” di Gian Marco Griffi (Einaudi Stile Libero, 1020 pp., 20,90 euro), per cui non potevamo non approfittare della sua disponibilità e cortesia unita alla sua consueta ironia per farci raccontare qualcosa di più di questa nuova storia che si dipana per più di mille pagine.

Nel 2022 Griffi con il suo “Ferrovie del Messico” (Laurana Editore) è stato semifinalista al Premio Strega e ha vinto, fra gli altri, il Premio Libro dell’anno di Fahrenheit e il Premio Mastercard Letteratura. Un successo da 60 mila copie vendute e diverse traduzioni in tutto il mondo. 

Sono trascorsi tre anni, da allora Griffi ha cambiato casa editrice passando all’Einaudi ma continua a fare il direttore del Golf Club Margara che a me riportano ricordi d’infanzia, quando, partendo da Casorzo, andavo a vedere gli allenamenti della Roma di Falcao, Bruno Conti e Pruzzo, allenata da Nils Liedholm.

Com’è nata l’idea di “Digressione”?

“Avevo in mente di portare a termine uno degli aspetti del mondo di Ferrovie del Messico raccontando un’altra storia. Ho cercato di sviluppare la componente “ucronica” della mia narrativa, del resto già presente in “Ferrovie” (l’ucronìa è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello svoltosi realmente), partendo dalle vicende di due protagonisti: Arturo Saragat, 18 anni, di Asti, dal 1933 fino al 2054, e le vicende di un oggetto, un libro, la copia numero 33 di “Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México”. La storia del libro che si dipana per 121 anni è parallela con la storia dei destini e delle vicende di chi ne era in possesso. Il libro era stato regalato ad Arturo dall’amico Tommaso che, vittima di un atto di bullismo, da cui Arturo non fu in grado di difenderlo, si suicidò. La vita di Arturo sarà segnata da questa vicenda come la manìa per la marmellata di fichi. Insomma, era un po’ prigioniero dei suoi fantasmi”.

Come si dipanano le vicende del libro?

“La prima parte è incentrata sull’atto di bullismo: ‘Non possiamo essere gentili in questo mondo oscuro’, che diventa una riflessione sul mondo, sulla vita, sulla gentilezza, sulla necessità di essere gentili. La seconda si fonda sul ‘Dobbiamo essere gentili per illuminare il mondo’. Alla fine Arturo riesce a trovare una sua redenzione e una pace con sé stesso. “Digressione” è un modo per trovare una sorta di libertà, le vicende sono concatenate l’una con l’altra, c’è una sorta di gioco esistenziale di alcuni personaggi che si mettono a fare altro rispetto a quello che fanno nella vita. Insomma, il messaggio è che bisogna divertirsi, ridere, commuoversi, scoprire, immaginare ma la digressione comporta che poi bisogna tornare al punto di partenza”.

Asti è sempre il punto di partenza.

“E’ un po’ il centro del mondo da cui partono un mucchio di storie, se ne scriverò un’altra partirà da via Massimo D’Azeglio, dal mio condominio, è una Asti trasfigurata, che ruota attorno a una fabbrica di mappamondi mentre Arturo lavora in un parco tematico dedicato a Pinocchio, che si trova al posto del campo nomadi. C’è una trasfigurazione geografica e culturale dei luoghi: Pantelleria divisa in due da un muro, questione che riguarda l’esilio di Benito Mussolini che trova finalmente una dimora sull’isola dove  tiene un allevamento di asini (da qui la copertina) diventati sacri e fonte di culto. Sull’isola c’è una guarnigione a protezione degli asini e dei cimeli di Mussolini. Arturo Saragat ci starà per ben 13 anni. Ed è un’isola divisa come la Berlino della guerra fredda: a Nord Ovest una sorta di Las Vegas e a Sud Est la baraccopoli di migranti ma anche il Mausoleo di Mussolini. Anche il Messico, con le sue storie di mariachi, è sempre protagonista con il personaggio di Guillermo Escandòn Luna, uno dei possessori del libro”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 6 giungo 2025

Massimo Allario