I risultati dell’indagine congiunturale promossa presso le aziende Associate all’Unione Industriale della Provincia di Asti per il primo trimestre 2023 mostrano un clima cautamente ottimista nonostante pesino su alcuni indicatori le criticità del periodo.

Per quanto concerne l’occupazione il 17,9% delle imprese associate che hanno risposto all’indagine ne prevede un aumento mentre per il restante 82,10 % la previsione per il I trimestre del 2023 risulta costante. Il saldo ottimisti/pessimisti relativo alla produzione si assesta al 10,8% e risulta stabile rispetto alle previsioni delle precedenti rilevazioni di giugno e settembre 2022. Previsioni ottimistiche rispetto alle aspettative sugli ordini totali con il 21,4% delle aziende che ne prevede l’aumento contro il 10,7% che si aspetta una diminuzione ed un saldo positivo del 10,7%. Il 28,6% delle aziende cha ha risposto all’indagine prevede per il I trimestre del nuovo anno investimenti significativi mentre il 39,3% prevede solamente investimenti marginali (come ad esempio sostituzione macchinari) il restante 32,10% non prevede per alcun tipo di investimento.

Peggiorano invece le previsioni legate agli ordini export con un saldo ottimisti pessimisti di -11,1% ed un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto alla rilevazione di settembre del numero di aziende che prevede di far ricorso alla cassa integrazione (si passa da 5,4% delle previsioni registrate per il IV trimestre 2022 a 10,7% dell’attuale indagine, valore non lontano comunque dalla media regionale). In leggero calo in questa rilevazione anche il dato fornito dalle imprese relativamente all’utilizzo degli impianti che risulta di 75,5% (78,4% a settembre). Più elevata rispetto alla media piemontese la percentuale delle aziende che si attende aumenti per quanto concerne i prezzi di materie prime (73,7%), energia (73,7%) e logistica-trasporti (82,4%).

 “Le aspettative delle imprese associate che hanno risposto alla nostra indagine previsionale per il I trimestre 2023 – commenta il Presidente dell’Unione Industriale della Provincia di Asti Andrea Amalberto – sono ancora tendenzialmente buone nonostante le preoccupazioni rispetto ai rincari ed allo scenario globale di instabilità in cui si trovano ad operare che si percepiscono soprattutto rispetto ad alcuni indicatori – vedi previsioni per export e prospettive di ricorso alla cig. Il 2023 si prospetta un anno ancora insidioso, con l’aumento del rischio di stagnazione per la nostra economia. Ci auspichiamo pertanto che le politiche messe in atto, non solo a livello italiano, siano efficaci per supportare le nostre imprese”

L’indagine congiunturale realizzata a dicembre a livello regionale per il primo trimestre 2023 e che raccoglie le valutazioni di quasi 1.100 imprese, registra un clima di attesa improntato alla cautela. Si assestano gli aumenti dei prezzi in atto da oltre un anno: scende dal 77,7% al 56,1% il numero di aziende che prevede aumenti nei prezzi delle commodity, cala dal 91,9% al 66,6% chi si aspetta aumenti energetici, scende dall’82,8% al 61,2% chi teme per aumenti dei costi di logistica e trasporti. 

Per quanto riguarda la produzione il 19,8% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 15,8% che si attende una diminuzione, con un saldo positivo che sale al 4,0% (era al 2,1% a settembre). Il 17,8% prevede un aumento dell’occupazione, contro il 7,9% che ne prevede la riduzione, qui il saldo è stabile a +9,9% (era 9,8% nella scorsa rilevazione). Per gli ordinativi il saldo è +1,4%, in aumento di 2 punti percentuali, e ciò si riflette anche sulle attese per l’export con un negativo di -2,1%. Leggero rialzo per gli investimenti, che interessano il 27,0% delle rispondenti dal 25,7% di settembre, stabile il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’8,3% delle imprese, un valore fisiologico. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (80%), un valore storicamente alto. Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), ancora ottimiste sui livelli produttivi (saldo +8,1%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo del +2,4%. 

“Per il 2023 l’analisi congiunturale presenta il sistema impresa Piemonte con indicatori in linea con i trend di quest’anno, questo anche grazie alla grande eterogeneità delle produzioni e dei settori in cui operano le nostre aziende. Anche l’industria del turismo sembra aver ripreso i trend pre-pandemia. Le incertezze e possibili criticità restano, davanti a noi c’è soprattutto un’occasione per accelerare la trasformazione e le transizioni nella nostra industria. Ciò avverrà se l’utilizzo dei fondi del Pnrr e della programmazione 2021-2027 nei prossimi mesi sarà rapido ed efficace, e riuscirà a coinvolgere al massimo il tessuto produttivo piemontese, con un’attenzione particolare alla formazione e all’aggiornamento continuo per studenti, imprese e lavoratori. È una visione strategica di grande concretezza, che deve essere al centro di una sinergia determinate tra pubblico e privato. Solo così riusciremo a dare un’attenzione strutturale al mondo produttivo ma anche alla tenuta della coesione sociale, perché sono crescenti le difficoltà e le insicurezze che le famiglie stanno affrontando” commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte.

A livello territoriale, Torino, Asti, Canavese e Novara hanno previsioni ottimistiche, con saldi rispettivamente del +13,5%, +10,7%, +7,4% e +3,7%. Alessandria e Cuneo tornano in territorio positivo a +12,2% e +2,0%. Negative restano invece Verbania, Vercelli e Biella con saldi rispettivamente di -14,3%, -9,6% e -5,8%. Nel manifatturiero, si conferma la frenata già registrata a settembre. I saldi ottimisti-pessimisti per ordini e produzione sono pari a -4,5% e -1,9% (erano -4,6% e -1,8% a settembre). Anche l’export registra un saldo negativo (-2,3%), ma in recupero rispetto a quello totalizzato per questo trimestre (-5,7%). Ancora relativamente positiva, invece, l’occupazione, con un saldo che resta a +7,7%, stabile rispetto alla scorsa rilevazione. Bene gli investimenti, che interessano il 28,3% delle aziende, in salita rispetto al 26,4 di settembre. Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%) e il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 10,8% delle imprese. Nei servizi il clima di fiducia migliora rispetto a settembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 17,9% (era 12,1% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +15,7% (da +9,9%), quello sull’occupazione è pari +15,1%. Gli investimenti restano sostanzialmente stabili (24%), così come il ricorso alla CIG (2,3%). Resta alto il tasso di utilizzo delle risorse (85,1%). Positivi i servizi alle imprese (+30,0%), ICT (+27,0%), trasporti (+17,2%), utility (16,7%), ripartono commercio e turismo (+10,9%) e altri servizi (+8,0%).